Hai un negozio? Fatti sparare!, Toghe ridicole

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G.Luca
icon13  view post Posted on 24/2/2011, 11:44




fatti il 17 maggio 2003: vittima un 30enne. ferito il complice 19enne

Tabaccaio uccise rapinatore, l'appello: chiesti 9 anni e mezzo di reclusione
«Fu omicidio volontario». In primo grado un anno e otto mesi. Presidio della Lega davanti al tribunaleNOTIZIE CORRELATE
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Tabaccaio uccise rapinatore, l'appello: chiesti 9 anni e mezzo di reclusione

«Fu omicidio volontario». In primo grado un anno e otto mesi. Presidio della Lega davanti al tribunale


Il presidio della Lega davanti al tribunale (Newpress)
MILANO - Il sostituto procuratore generale di Milano Piero De Petris ha chiesto nel processo d'appello una condanna a nove anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario e tentato omicidio nei confronti di Giovanni Petrali, il tabaccaio che nel maggio 2003, colpendoli alle spalle, uccise un rapinatore e ferì il suo complice che avevano tentato di mettere a segno una rapina nella sua tabaccheria in centro a Milano. In primo grado, nel febbraio del 2009, il tabaccaio era stato condannato a un anno e otto mesi di reclusione (pena sospesa) per omicidio colposo e lesioni colpose: i giudici avevano spiegato che l'anziano commerciante era incorso in un errore di percezione perché era «sconvolto» al momento della rapina.


Giovanni Petrali, oggi 76enne, al processo del 2009 (Tam Tam)
LA RAPINA - Nel primo grado di giudizio anche il pm aveva chiesto una condanna a nove anni e sei mesi di carcere per omicidio volontario e tentato omicidio, come ha fatto oggi il sostituto pg che ha chiesto per l'uomo il riconoscimento comunque delle attenuanti generiche e della provocazione. Il processo dovrebbe concludersi il prossimo 23 marzo. Da sei anni tutti i giorni i Petrali rivivono gli attimi che il 17 maggio del 2003 hanno cambiato la loro esistenza. Le 19 passate da poco, i due banditi, Alfredo Merlino, 30 anni, milanese, e Andrea Solaro, 19 anni, di Genova — uno armato — che entrano nel bar, le urla e le minacce e i due schiaffoni tirati a Giovanni, che stava pulendo il pavimento come ogni sera prima della chiusura, l'assalto alla cassa, infine la reazione del tabaccaio che afferra dal cassetto del bancone la pistola e fa fuoco sette volte: quattro dentro il negozio e tre fuori, mentre insegue i banditi fino all'angolo con via San Vittore. Colpendo a morte Alfredo Merlino e ferendo Andrea Solaro. La sorella di Alfredo scrisse una drammatica lettera al Corriere chiedendo giustizia per il fratello.

LE MOTIVAZIONI - Il sostituto pg ha parlato di una «vicenda drammatica e inusuale per le aule di giustizia», di una rapina avvenuta «con violenti atti di aggressione» da parte dei due uomini nei confronti del tabaccaio. Quest'ultimo però, ha aggiunto il magistrato, ha sparato quando «i rapinatori erano in fuga e non erano più aggressivi verso di lui, avevano l'arma nei pantaloni e sono stati colpiti tutti e due alle spalle». I legali di Petrali, gli avvocati Marco Martini e Marco Petrali, hanno sostenuto che la reazione del tabaccaio è stata proporzionata alla minaccia subita e che dunque si può parlare di legittima difesa.

IL PRESIDIO - Davanti al Tribunale di Milano la Lega ha organizzato un presidio sotto le insegne del Carroccio e del Sole delle Alpi. Lo slogan era lo stesso scandito al processo nel 2009: «Siamo tutti tabaccai». Fin dalle prime ore dopo il delitto i lumbard avevano difeso Petrali, invocando per lui la legittima difesa, anche se aveva sparato alle spalle ai suoi rapinatori. La Lega Nord ha invitato i propri militanti e i commercianti a invadere pacificamente il 23 marzo prossimo l'aula della Corte d'Appello di Milano, per l'udienza in cui sarà pronunciata la sentenza. «Qui una vittima diventa carnefice: dopo il danno, la beffa», dice il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato. «Situazioni come quelle che ha dovuto affrontare il povero esercente sono estremamente difficili da gestire: quando ci si trova davanti un rapinatore nel proprio negozio, si pensa innanzitutto a tutelare la propria vita - ha detto il vicesindaco - Non dimentichiamo che un altro tabaccaio, Ottavio Capalbo, così come uno sfortunato orefice, Ezio Bartocci, alcuni anni fa finirono assassinati in condizioni analoghe».

Redazione online
23 febbraio 2011(ultima modifica: 24 febbraio 2011)



 
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