alphonse |
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| Posto anche qui una cosa che ho scritto su Face sperando di farvi cosa gradita:
Forse pochi ricordano che nella storia dei referendum in Italia, due di quelli che oltre a raggiungere il quorum hanno avuto anche tra i massimi consensi, sono stati quelli per non liberalizzare le licenze e gli orari degli esercizi commerciali. Si tennero nel 1995 per cui non entro nel merito di come nel frattempo possono essere cambiate abitudini, percezioni e necessità dei consumatori, ma resta il fatto che appena tre anni dopo (tre anni dopo non vent'anni!) il Legislatore pensò bene di stravolgere l'esito referendario fregandosene massimamente della volontà popolare. Probabilmente se oggi si ripetesse quel referendum l'esito (forse) sarebbe diverso, ma il punto non è questo, evidentemente. Il punto è che la volontà popolare fu scavalcata da una legge, che fu emanata sulla spinta delle grandi concentrazioni di capitali perché stento a ricordare manifestazioni di piazza affinché fossero liberalizzate licenze e orari. O qualcuno le ricorda? Né grande impressione destò il fatto che la mia famiglia le licenze su cui aveva pagato imposte e tasse, e che in fase di successione noi eredi pagammo anche ulteriori gabelle non trascurabili per entità!, dovette gettarle al cesso tant'è che oggi non si chiamano più licenze, ma autorizzazioni secondo un bizantinismo tutto nostrano. Perché vi racconto 'sta cosa? Perché vedo cha attorno all'esito del referendum di ieri si è scatenato un appassionato dibattito tra chi avrebbe voluto vincesse il sì e chi, boicottando il referendum, voleva che le cose, giuste o sbagliate, restassero come sono. E allora mi chiedo, ma per cosa ve la prendete a fare se a) il mancato raggiungimento del quorum non è una novità e che non è stata la prima volta né sarà l'ultima? E se b) sarebbe in ogni caso intervenuto il Legislatore a stravolgere l'esito della consultazione?
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